Processo alla mamma e alla sorella del Tenente Raviglione

Quando si compie un errore bisogna avere il coraggio di ammetterlo.

Sono passati veramente tanti anni da quando, per una sorta di primordiale interesse, cominciai ad occuparmi del Tenente Raviglione, un personaggio controverso, del quale mia madre mi parlava con ammirazione, un bel ragazzo finito male, travolto dalla guerra nel modo più crudele………dopo essersi arreso con l’intera colonna di irriducibili fascisti alle formazioni partigiane, venne strappato giorni dopo dalla prigionia e trucidato presso l’Ospedale Psichiatrico di Vercelli, schiacciato sotto le ruote di un autocarro che faceva avanti-indietro nel vasto cortile a mo di rullo compressore.

In quegli anni venni contattato da alcuni famigliari del Raviglione, che mi fecero sapere che no…….non avevano piacere che rivangassi queste memorie, che preferivano non se ne parlasse.

Mi sentii indignato da questa reazione e, indifferente a tale richiesta, scrissi comunque un articolo in memoria del caduto.

Questa mattina, in Archivio di Stato, è emerso il fascicolo del processo intentato contro Raviglione Romana, 17 anni, sorella dell’ucciso e contro la madre Vitalina di 45 anni.
Le donne vennero accusate di delazione e collaborazionismo, interrogate dal comando partigiano del loro piccolo paese, percosse e minacciate fino a costringerle alla confessione.
La giovane negò ad oltranza……..la madre, che aveva appena perso il figlio in circostanze così tragiche, invece ammise…….ammise tutte quelle colpe scatenate dall’odio popolare, molte delle quali sicuramente inverosimili.
Aveva perso quanto di più caro una madre potesse avere…….poco importava il resto.

La giovane fu assolta per insufficienza di prove, la madre fu condannata a 6 anni e 8 mesi di reclusione, all’interdizione dai pubblici uffici, al pagamento delle spese processuali e alla confisca dei beni personali a favore dello Stato.

Allora non capii……………..ma ora ho compreso…….. e la spiegazione me l’ha data una fredda cartella processuale, capitata per caso tra le mie mani.

Quella famiglia aveva sofferto una tragedia così profonda, lacerante, una tragedia come tante………….celata per anni sotto la cenere della memoria.