La madre del ragazzo fascista raccontata da Don Ferraris


Questa ricerca si deve fare a spizzichi e bocconi…….

Circa un anno fa avevo riportato uno scritto di Don Ferraris, tratto da “Sacerdoti biellesi nella bufera”, nel quale descriveva l’esumazione di un caduto della Repubblica Sociale Italiana.

Oggi ho scoperto un suo scritto precedente, in cui quasi furtivamente al religioso scappa il nome di questo caduto insieme al cimitero dov’era stato frettolosamente sepolto.

Una prima ricerca e scopro che il milite di soli 22 anni faceva parte del gruppo di fascisti prelevati su ordine di Moscatelli dal campo di prigionia di Novara e trucidati, dopo il processo sommario della foto, nei dintorni di Varallo il 17 maggio 1945, a quasi un mese dalla fine delle ostilità.

Vado scoprendo che molti di questi fucilati erano biellesi e di loro ufficialmente si è persa ogni traccia, essendo il processo e le successive esecuzioni, del tutto privi di equità e regolarità.

Riporto quanto avevo già scritto un anno fa, perchè ben rappresenta la condizione in cui si vennero a trovare i poveri congiunti di questi caduti :

“Ricordo ancora una mattina del novembre di quell’anno.

Era venuta a cercarmi una piccola donna abitante in via San Filippo il cui figlio era stato fucilato a Roccapietra (Varallo) e mi chiedeva di accompagnarla per il recupero della salma.

Il figlio era diciottenne, camicia nera in una delle Brigate della Repubblica Sociale.

Ci accordammo sul giorno e sull’ora : per le otto del mattino ci saremmo trovati a Roccapietra.

Con due orette di bicicletta mi trovai puntuale in quella mattinata umida di una nebbia leggera che non impediva però di pedalare celermente.

La piccola donna era già là, vicino al cancello del piccolo cimitero……

Era arrivata a piedi da Biella, aveva viaggiato quasi tutta la notte.”