La madre di un’ausiliaria fascista nelle parole di Don Ferraris

Non resta altro che far parlare un prete.

Nel nostro caso è Don Ferraris, un prete che visse la resistenza dalla parte dei partigiani, che trattò infiniti scambi di prigionieri, che stimava Quinto Antonietti, il fucilatore di Morsero.

Ci parla però di una madre, nell’ aprile dell’anno dopo, il 1946.

La madre di un’ausiliaria diciottenne uccisa dai partigiani a Mongrando, al termine della guerra, insieme ad altre due camerate.

La donna era venuta da Firenze per riconoscere la salma e portarsela via.

“Nel gruppo vi era pure il becchino di Mongrando con un aiutante, armati di picco e pala e molto disinfettante.

Fu lui che individuò subito nel bosco il luogo preciso.

Non si dovette scavare molto perchè le salme erano quasi alla superficie, ma in che stato!

Nel contatto con la terra senza nessun riparo erano molto guaste.

Le ripulimmo come si potè.

La mamma tremava.

Le ero molto vicino, la sorreggevo, temevo che venisse meno.

Riconobbe la figlia da un dentino d’oro.

Le si curvava sopra, pareva volesse accarezzarla, baciarla, poi si ritraeva.

La povera donna si era portata in una valigetta un vestito bianco, pensava di poterne rivestire la salma della figlia.

Verso mezzogiorno arrivò da Firenze il figlio con una Topolino.

La bara fu fissata su quella, celata alla buona da un drappeggio e partirono in tre, due vivi ed una morta, alla volta di Firenze.