IN RICORDO DI FABRIZIO FALCHERO

Ieri sono ritornato su un libro.
Uno di quelli già letti e riposti nella sconfinata libreria della mia fredda casa.
Un libro che gli abitanti del mio paese conoscono bene, in quanto è il libro di memorie del nostro ex sindaco di Pollone Gino Falchero.
L’intento era quello di ritornare sul racconto della sua esperienza partigiana, quando ancora giovanissimo aveva aderito alla resistenza più per reazione che per profonde convinzioni ideologiche, lo avevo intervistato sull’argomento e volevo verificarne il ricordo.
Ma la lettura forzatamente è scivolata sul racconto della scomparsa e del successivo ritrovamento del figlio maggiore Fabrizio, restituito dopo 15 anni di vane ricerche dal ghiacciaio di Stubay nelle valli austriache.
Un racconto sofferto, drammatico e partecipato, affrontato dal padre con lucida sincerità, quasi una confessione dei sentimenti più profondi, che oggi, da genitore, mi ha profondamente commosso.
Ricordo l’ultima volta che avevo visto Fabrizio prima della scomparsa.
Aveva avuto un grave incidente dal quale si stava rimettendo con difficoltà e lo avevo incontrato nel suo negozio di articoli sportivi, lo avevo salutato e lui teneramente mi aveva risposto :
“Buongiorno, mi scusi ma ho avuto un incidente e ho perso la memoria.
Mi spiace ma non riconosco più le persone”.
Il padre scrive in calce al sofferto paragrafo del libro :
“Mentre scrivo, sono trascorsi vent’anni dalla scomparsa;
è finito l’incubo, ma è anche finita la speranza.
Sperando, lo si pensava vivo, ed ora abbiamo la certezza che lui non c’è più.
Quale è la cosa migliore?
Non lo so!”