Il pittore Guido Mosca

Il pittore Guido Mosca, dopo avere negli anni esposto in varie rassegne d’arte di regime, si scopre oppositore antifascista e viene segnalato come organizzatore della resistenza e componente della temuta polizia partigiana.

Nel dopo guerra figura tra i testimoni d’accusa al fascista repubblicano Umberto Pecoraro, squadrista della prima ora e segretario particolare del Ministro dell’Interno Paolo Zerbino, che morirà fucilato con gli altri gerarchi sulla spalletta del lungo lago di Dongo.

Mosca asserisce di essere stato denunciato dal Pecoraro alla stazione di Biella, mentre era in partenza per una missione in Valle d’Aosta.

Il pittore viene quindi arrestato per alcuni giorni ma poi liberato per mancanza di indizi.

In realtà nessuno può affermare la colpevolezza del Pecoraro, presente si anche lui in quel momento in stazione ma che non partecipa in alcun modo all’arresto.

Mosca viene in quel tempo scornato al concorso per la decorazione pittorica della costruenda chiesa dell’ospedale, vinto in sua vece dal famoso pittore Giuseppe Biasi da Teulada.

E sarà lui invece ad arrestare personalmente l’odiato rivale con queste parole :

“Biasi, è venuta finalmente l’ora di regolare i conti”.

L’anziano pittore sardo morirà lapidato ad Andorno, nel corso di un trasferimento di prigionieri.

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