I Caduti Biellesi della RSI

Sono settimane che scorro elenchi di nomi di caduti, che visito cimiteri per reperirne le tombe, le immagini, che visito archivi, comuni, biblioteche.
Uno non s’immagina quanti nomi siano presenti in questi elenchi, e pur limitandomi ai soli caduti biellesi, ho dovuto constatare quanti di questi ragazzi siano spirati ad esempio nel Campo di Concentramento Jugoslavo di Borovnica, alla periferia di Lubiana.
O quanti furono i giovani militi trucidati a Codevigo, o quante le donne, le ragazze seviziate, violentate e uccise sol perché simpatizzanti fasciste o fidanzate o spose di giovani militi repubblicani.
Uno non s’immagina perché per 74 lunghi anni queste vittime siano state cancellate, dimenticate nei fascicoli di polverosi archivi, perché per loro si sia provata vergogna, perché fossero impresentabili, ingiustificabili agli occhi della visione comune.
I ricercatori che in questi lunghi anni si sono occupati di questo periodo storico si sono sicuramente imbattuti come me in questi documenti, in queste indagini, in queste testimonianze, ma hanno semplicemente girato la pagina considerando questi volti non funzionali al racconto che si voleva forzatamente dare della storia della resistenza.
E quelli che sono restati, le mogli, i figli, i lontani nipoti hanno vissuto questi ricordi come una colpa, una vicenda intima, da non raccontare, per loro stessi un interrogativo da risolvere.
Ebbene credo che sia giunto quel tempo.
I protagonisti sono sfuggiti alle condanne degli uomini, solo la loro figura morale bussa prepotentemente alle porte della storia.
E questa va finalmente raccontata con verità.