Mario Selva ed i fucilati del 28 aprile 1945 al Cimitero di Biella.

Questo volantino poteva interessare solo a me.
Per un evento casuale mi è stato proposto da un amico ad un recente mercato di antiquariato.
Era stato stampato su carta velina, all’indomani della “liberazione”.
Non solo fatto per non durare, ma volutamente epurato da tutti gli archivi, da tutte le testimonianze, da tutti i giornali del tempo.
In effetti pochi giorni dopo ci si rese conto che queste come altre fucilazioni erano ingiustificabili, oltre che immotivate.
Le sentenze erano promulgate senza nessuna ufficialità, emesse dai così detti “Tribunali del Popolo” in spregio a tutte regole di equità del giudizio.
Chi fu giudicato in quei giorni aveva spesso una sola possibilità di sentenza.
E’ il caso del povero Mario Selva, gran mutilato della prima guerra mondiale (aveva una parte del cranio sostituita da una placca metallica), semplice impiegato delle poste cittadine, che aveva aderito tra i primi al nuovo governo repubblicano.
Lo si vedeva già anziano, alle parate fasciste, sollevare il gagliardetto dell’Associazione Mutilati o presenziare ai funerali dei militi caduti.
Il 24 aprile i partigiani scesi in città pensarono per primo a quel vecchio mutilato.
Lo prelevarono ………. e lo fucilarono senza processo.

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