L’ULTIMA CASCINA DELLA STRAGE DI GRAGLIA

Mancava ancora una località tra quelle citate negli atti di morte.
Una cascina ignota e della quale apparentemente nessuno aveva sentito parlare.
L’ultimo gruppo di fascisti venne condotto in questo luogo, nei pressi del Santuario di Graglia, ucciso con raffiche di mitra e frettolosamente sepolto nella boscaglia.
Oggi ho quindi deciso di ripercorrere l’intero tragitto, costeggiando le malghe già conosciute.
Con ogni margaro imbastivo una conversazione in dialetto, chiedevo della cascina fantasma, delle indicazioni per raggiungerla.
“Si, iu sentine parlè ma m’ricord nen an te ca l’è…….venta ciamè me omu” (Si ne ho sentito parlare ma non mi ricordo dov’è…….bisogna sentire mio marito)
“An i’an masà dui fumne” (Vi hanno ammazzato due donne)
“Ai su mi an te ca l’è, ai mus mi” (So io dov’è, glielo spiego)
Appena passata la prima cascina, in una resega del sentiero, vedo dall’alto scendere un grosso cinghiale corvino.
Arresto il cane ed osservo l’animale sfilarmi davanti frenetico puntando al basso della valle.
Pochi istanti dopo scende un cacciatore imbracciando il fucile e comprendo che quello che avevo interpretato come un atteggiamento aggressivo, altro non era che il terrore dell’animale di fronte a una morte più che annunciata.
Immediata la similitudine con le vittime che stavo cercando, coi luoghi del loro martirio, il terrore di una morte certa, l’impossibilità di sfuggire a quella situazione, di salvare almeno la propria moglie da quella tragedia, almeno il bimbo che lei portava in grembo.
Poi alla fine trovo la cascina, è stata ristrutturata e ormai sembra una moderna abitazione.
Un uomo con l’anziana madre abitano accanto.
“Iu vistie passè cula seira” (Li ho visti passare quella sera)
An tre aviu ai fusil, iauc ai pic e le pale par scavè” (In tre avevano i fucili, gli altri i picconi e le pale per scavare)
“iuma sentu ai bot” (Abbiamo sentito i colpi)
“Ieru di masnà” (Eravamo dei bambini)
P.S. Non so scrivere in dialetto, a mala pena lo parlo.
Ma ho voluto riportare l’esatta conversazione.
I piemontesi mi scuseranno.