Venerdì il giornale locale ha dato notizia di una conferenza sulle FOIBE destinata agli studenti biellesi.
Il relatore è incredibilmente un ricercatore che collabora con l’Istituto per la Storia della Resistenza e che quindi ne condivide l’impostazione storica ed ideologica.
Difatti, già dai titoli, si nota una premessa sulle leggi del regime fascista volte alla “italianizzazione forzata di sloveni e croati”.
In poche parole, un tentativo di motivare e giustificare la raccapricciante ondata assassina che coinvolse gli italiani dell’Istria e che si protrasse fino all’avanzato 1947.
A questo si aggiunga la ricorrente affermazione che “le vittime non erano tutti fascisti”, come se il fatto di esserlo avrebbe potuto minimamente giustificare una tale ferocia e crudeltà.
La realtà è che gli italiani d’Istria erano innocentemente fascisti.
Uomini, donne, anziani e bambini erano di sentimenti fascisti e nazionalisti, altrimenti avrebbero potuto agevolmente parteggiare per il nemico, aderire alle bande criminali di partigiani che perpetrarono i delitti, come molti difatti fecero, arruolandosi nelle formazioni partigiane comuniste “titine”.
Purtroppo molti nostri soldati sbandati lo fecero, aderirono alle formazioni jugoslave e tornarono con ricordi strazianti sulle crudeltà commesse.
Gli fu dato un attestato ed una serie di medaglie, e salvarono la pelle, rinnegando la propria patria.
Chiunque visiti l’Istria oggi, anche solo per turismo, non può non riconoscere l’italianità dei monumenti, delle città e delle vestigia storiche.
Se davvero fossero state una motivazione sufficiente le stupide leggi fasciste sull’italianizzazione dei nomi dei paesi e delle vie, ci saremmo trovati con analoghe stragi perpetrate in Valle d’Aosta o in Alto Adige, che invece non ci furono.
La realtà è che fu l’ideologia comunista a guidare la mano di quegli assassini ed è quanto meno singolare che oggi siano proprio loro a tramandarne il ricordo.