L’assalto al presidio di Vallemosso e il Tenente Cecora.

C’è un libro che ho sempre considerato superficiale, basato su fatti frettolosamente riferiti e fortemente omissivo in merito a quanto poteva essere considerato impresentabile sul comportamento partigiano.

Parlo del libro scritto da Secchia e Moscatelli “Il Monte Rosa è sceso a Milano”.

Molti anni dopo lo storico Claudio Dellavalle ricalca la storia della resistenza biellese con un suo lavoro che anche se molto basato su testimonianze personali ed archivi schieratamente partigiani, chiarisce alcuni episodi superficialmente trattati dal precedente testo.

E’ il caso del tentato assalto al presidio repubblicano di Vallemosso nel giugno del 1944.

I due testi riportano date e descrizione dei fatti difformi, anche il reparto fascista dal Dellavalle viene identificato come della “Muti” mentre noi sappiamo che si trattava del Plotone Esploratori del Battaglione “Pontida” della GNR.

Ma il Dellavalle, evidentemente traendo la notizia da testimonianze dirette a lui giunte, ci specifica l’azione determinante del comandante del reparto :

“…..la disperata resistenza dei fascisti, guidati dal fanatico tenente Cecora …….ne impedirono la capitolazione”.

Una cocente sconfitta quindi delle nutrite formazioni partigiane attaccanti.

Questo finalmente spiega l’accanimento che queste riservarono al povero tenente Cecora, quando arresosi al termine della guerra a Novara, fu trascinato in un calvario di percosse e ferite fino all’abitato di Vallemosso, per essere condotto martirizzato al ludibrio della folla lungo le vie del paese e per finire poi le sue sofferenze a poca distanza da quel presidio che aveva così eroicamente difeso.

Il Tenente Cecora è il secondo in piedi da sinistra.

Le scuole elementari di Vallemosso, allora sede del Presidio del Battaglione “Pontida” della Guardia Nazionale Repubblicana