LA SCROFA DELLA FIERA DI PARMA

Anni fa esponevo alla Fiera di Parma d’Antiquariato. La Fiera durava circa 15 giorni e dopo varie peregrinazioni, avevamo trovato alloggio in una vecchia “Gancia”, enorme fattoria appoggiata sulle rive del Po. I fattori avevano ristrutturato perfettamente un’ala della cascina, ci preparavano a richiesta un pasto serale ed io smaltivo gli stravizi alimentari, andando a correre ogni mattina sugli argini del grande fiume. Uscivo all’alba, ancora col buio, ed il primo era l’asino che appena mi scorgeva iniziava a ragliare a squarcia gola, svegliando tutti gli ospiti. Dopo due ore di footing, tornando, passavo a salutare la scrofa. I primi giorni usciva un po’ diffidente dal suo recinto, ma già dal terzo giorno mi riconosceva ed accorreva goffamente, precipitandosi fino alla ringhiera di ferro. Li abbassava la testa sporgendola dalle sbarre e, come un cucciolo, si faceva a lungo accarezzare. L’atteggiamento, al di la dell’aspetto gigantesco, era quello di un cucciolo di cane e non mancavo mai a quell’appuntamento mattutino. Alla fiera successiva, pochi mesi dopo, Desy, così si chiamava la scrofa, non c’era più………..sacrificata innocente alla sua funzione alimentare. Da quel giorno ho provato un crescente disagio ad assaporare quel prosciutto che, lontanissimo nell’aspetto dalla mia amica animale, però purtroppo sottilmente me la ricordava. Da li il passo a diventare vegetariano fu lento ma inesorabile.