LA POVERA AURORA

L’indirizzo mi era stato appena fornito.
Si trattava di una casa operaia, di quelle a schiera costruite nei primi del ‘900 accanto ad una delle nostre fabbriche tessili.
C’era una donna davanti all’abitazione nell’atto di parcheggiare la macchina ed incredibilmente era proprio la donna che stavo cercando, la nipote di quella ragazza uccisa 74 anni fa.
In breve, Aurora era stata prelevata una sera del 1944 nella sua casa da due giovani armati di rivoltella.
La povera madre aveva cercato in tutti i modi di opporsi, e anche la ragazza non voleva seguirli, ma di fronte a quelle minacce aveva dovuto affidare la figlia a quegli uomini sconosciuti, con la promessa che l’avrebbero rimandata a casa al più presto.
Invece Aurora sparì, venne cercata per giorni e alla fine venne ritrovata sgozzata in un prato, riconosciuta per un medaglione che portava al collo.
La nipote però sembra sapere poco di questa vicenda, ha sentito dire che Aurora sia stata uccisa dai fascisti e mi accompagna, pochi isolati più in la, nella casa della madre, cognata della vittima.
La donna mi ripete la storia dei fascisti che avrebbero rapito ed eliminato la povera Aurora, mi dice che il marito aveva fatto il partigiano, che aveva ottenuto la pensione per questo, che era nel reparto di “Timo” e che nel suo paese era nato “Gemisto”.
Mi indica la collocazione della tomba di Aurora al cimitero, la ringrazio e la saluto con cortesia.
Mi reco quindi immediatamente al cimitero, dove una piccola celletta era sfuggita alle mie precedenti ricerche.
Aurora è la con il suo viso da diciassettenne.
E’ accanto al papà, morto pochi anni prima di cause naturali.
Solo di fronte a quel viso mi sono sentito finalmente a mio agio.
La racconterò io la tua storia Aurora.
E finalmente nella maniera corretta.