Icaro di Gabriele D’Annunzio

Un commento a una mia foto, oggi mi ha fatto ricercare questa prosa su Icaro di Gabriele D’Annunzio, tratta dall’Alcyone.
Il soggetto non è il volo di Icaro fine a se stesso, ma il rapporto fra padre e figlio. Tra l’irruenza del figlio e l’amore e la prudenza del padre.
Un tema che ancor oggi si propone quotidianamente nei rapporti generazionali………..

E il mio padre destai dal sonno.
Dissi:
«Padre, è l’ora».
Non altro dissi.
Muto stetti mentr’ei m’accomodava l’ali
agli òmeri, mentr’ei gli ammonimenti
iterava con voce mal sicura.
«Giova nel medio limite volare;
ché, se tu voli basso, l’acqua aggreva
le penne, se alto voli, te le incende
il fuoco.
Tieni sempre il giusto mezzo.
Abbimi duce, séguita il mio solco.

Deh, figliuol mio, non esser tropp’oso.
Io ti segno la via.
Sii buon seguace».

E le mani perite gli tremavano.

Il mirabile artiere ebbi in dispregio
silenziosamente.
«Al primo volo io con te lotterò, per superarti.
Fin dal battito primo, io sarò l’emulo
tuo, la mia forza intenderò per vincerti.

E la mia via sarà dovunque, ad imo,
a sommo, in acqua, in fuoco, in gorgo, in nuvola,
sarà dovunque e non nel medio limite,
non nel tuo solco, s’io pur debba perdermi»