L’uccisione di Maria Laura Bellini

Maria Laura Bellini, 16 anni, uccisa il 16 gennaio 1945 a Cossila San Giovanni di Biella.
Mi accingo come d’abitudine a narrare questa vicenda storica che tanto scalpore all’epoca aveva generato nell’opinione pubblica biellese.
Il fatto è stato per anni erroneamente riportato sulle poche testimonianze storeografiche e soprattutto mai sono stati citati i presunti colpevoli e le vicende successive a loro legate.
Pubblico l’articolo comparso il 26 gennaio 1945 sul settimanale “Il lavoro biellese”

Il padre di Maria Laura Bellini quindi, aderì tra i primi alla Brigata Nera di Biella.
Angelo Bellini non doveva vivere poi così agiatamente con moglie e sei figli, visto che nel ventennio era stato radiato dal partito per morosità della tessera.
Nell’autunno 1944, vista la crescente pericolosità della situazione, la Federazione Fascista Repubblicana decise di trasferire le famiglie degli aderenti al partito all’interno della cerchia dei posti di blocco cittadini.
I Bellini trovarono quindi alloggio, insieme ad altre famiglie, presso il Gruppo Rionale di Biella Piazzo, l’attuale Circolo del Piazzo.
Poco lontano dalla loro abitazione c’era l’incrocio del “Bottalino”, da dove partiva la strada per la Valle ed il Santuario di Oropa, e a quell’incrocio c’erano il posto di blocco e le rotaie della Tranvia Biella-Oropa.

Il 16 novembre 1944 il settimanale “Il lavoro biellese” pubblica alcune foto relative alla cerimonia di consegna del gagliardetto alla Brigata Nera “Ponzecchi” di Biella.
Presenzia il Segretario del Fascio Giraudi, le massime autorità cittadine, il Gruppo d’Azione Giovanile che ha offerto il vessillo.
Maria Laura Bellini, in qualità di madrina, consegna la bandiera alla presenza di Don Leandro Sangiorgio, cappellano militare, che verrà ucciso il 30 aprile 1945 a Sordevolo assieme a nove militi del “Montebello”.
Le foto della ragazza non devono essere sfuggite a coloro che tramavano una vendetta indiretta nei confronti del padre.

 

 

 

 

Il funerale di Maria Laura Bellini fu una cerimonia straziante.
Il corteo partì dalla Casa del Fascio, di fronte all’attuale biblioteca, aperto dal padre, dalla mamma e dai cinque fratelli, il più piccolo dei quali aveva solo 3 anni.
La cittadinanza si strinse attorno al feretro di questa ragazza sedicenne, assolutamente priva di qualsiasi colpa, e per un attimo sembrò prevalere l’umana pietà alle divisioni del tempo.

Le indagini individuarono immediatamente i colpevoli.
Per svariate e concordi testimonianze i responsabili furono riconosciuti nei fratelli Biscotti di Pollone.

Devo dire che nutrivo simpatia per i due fratelli, fra l’altro residenti nel mio paese, e mi sono molto meravigliato nell’apprendere che erano gli artefici di questa vergognosa esecuzione.

Vincenzo Biscotti (Mitra), nasce a Peschici (FG) il 27 gennaio 1921.
Dopo alcune vicissitudini giudiziarie, si arruola nei paracadutisti della “Folgore” e riceve un’istruzione militare di prim’ordine.
Dopo l’8 settembre è tra i primi organizzatori delle formazioni partigiane biellesi e diventa vicecomandante della 2° Brigata Garibaldi nel gennaio 1944.

Antonio Biscotti (Biscutin), nato a Tavigliano il 12 gennaio 1925, si legherà indissolubilmente alle gesta del fratello seguendolo in ogni sua drammatica scelta.

Foto Archivio Valerio proprietà Fondazione Cassa di Risparmio di Biella

 

I fratelli Biscotti

Al contrario di quanto si pensa comunemente, nel gennaio/febbraio 1945 la situazione delle formazioni partigiane del biellese era alquanto critica.
I reparti della Repubblica Sociale Italiana, appoggiati da contingenti della polizia tedesca, avevano intrapreso una serie di operazioni militari a tenaglia, sbaragliando le agguerrite formazioni partigiane della zona.
Questo, si badi bene, non per forze numericamente superiori o meglio armate, ma solo in conseguenza di migliore organizzazione e disciplina.
Un efficientissimo servizio di informazione guidava poi le mosse di questi reparti ed ai distaccamenti partigiani non era rimasto altro mezzo che il ritiro dalle zone operative ed il ricorso ad agguati improvvisi ai posti di blocco o a reparti e soldati isolati.
Questo cambio di strategia venne definito dai comandi garibaldini come “pianurizzazione”, cioè si decise di abbandonare le montagne e temporaneamente trasferire reparti e comandi nei territori di pianura.

Vincenzo Biscotti , già vicecomandante della 2° Brigata Garibaldina, fortemente contrario a questa strategia, decise di costituire una formazione partigiana autonoma dipendente dal Comando delle Brigate “Matteotti” di ispirazione socialista.

Scrive Giovanni Melis (Giorgio), rappresentante biellese del Comitato di Liberazione Nazionale :

Il 25 gennaio 1945 incontrai Silvio Ortona che mi invitò bruscamente a seguirlo in un’osteria di Pollone.

Quando arrivammo il “Generale Quinto” (Quinto Antonietti) stava spiegando a un folto gruppo di partigiani comunisti, che a lui non erano state consegnate che 300.000 lire.

Nel sentire delle menzogne così spudorate, non riuscii a trattenermi ed insorsi : “Non è vero”, gridai a “Quinto”, “hai avuto 10 milioni a Callabiana, il 10 dicembre; 4 milioni ti sono stati versati pochi giorni dopo a Bagnasco, e infine il 2 gennaio ne hai avuti altri 2. Totale 16 milioni! Dove li hai messi?”

Quelle mie parole scatenarono un finimondo:
Ortona, in un impeto di rabbia, si staccò i gradi e li gettò per terra urlando : “Se qualcuno ritiene che qui ci siano dei ladri, eccovi i miei gradi!”.
Vidi uno dei comunisti balzare in avanti e pestare le insegne di comando del suo capo mentre altri partigiani si schieravano apertamente a favore di “Quinto” e di Ortona.
La situazione era tesissima, aspettavo da un istante all’altro che qualcuno premesse il grilletto del mitra.
Ma in quel momento si udirono delle raffiche, la porta si spalancò di colpo, e con le armi spianate entrarono i due fratelli Biscotti, accompagnati da una ventina di loro ragazzi.
Nella sala tornò di colpo la calma.
Nessuno disse più una parola, ma prima di andarsene Vincenzo Biscotti guardò a lungo, in segno di sfida, i due capi comunisti”

Nella foto i protagonisti di questo scontro.
Quinto Antonietti (Quinto) col fazzoletto rosso, alla sua sinistra dopo la ragazza Vincenzo Biscotti (Mitra). Ancora a sinistra, svetta Silvio Ortona (Lungo).

Ai primi di gennaio 1945 quindi Vincenzo Biscotti (Mitra) cominciò a reclutare partigiani, inducendoli ad entrare nella nuova formazione “Matteotti”.
Sfruttando il prestigio personale creatosi nei mesi precedenti con atti di temerarietà, che lo avevano esposto a gravi rischi, “Mitra” riuscì a riunire intorno a se almeno una trentina di uomini e prese contatti con Giovanni Melis (Giorgio), genovese sfollato nel biellese, incaricato dal Partito Socialista di costituire in zona una brigata “Matteotti”.

Scrive Anello Poma, per parte comunista:
“Mitra” era stato un personaggio troppo importante nella 2°Brigata perchè la sua defezione non venisse interpretata come un piano di scissione delle formazioni garibaldine, di cui pretendeva appropriarsi di uomini e materiali.
Si tentò un accordo……..nel corso di un incontro avvenuto a Pollone con “Quinto” (Quinto Antonietti) e “Lungo” (Silvio Ortona) responsabili garibaldini, ma il Biscotti oppose un netto rifiuto……

Appena 8 giorni dopo lo scontro avvenuto nell’osteria di Pollone, i fratelli Biscotti muoiono in un conflitto a fuoco con formazioni repubblicane………si dice in seguito a delazione degli stessi partigiani garibaldini.
Gli esponenti partigiani socialisti della “Matteotti” interruppero per protesta ogni rapporto con le formazioni garibaldine, ma dopo poco, stante la necessaria unità di lotta, il grave episodio venne superato.

Dell’uccisione esistono almeno 4 versioni differenti, cercherò di riportarle sommariamente, lasciando ai lettori la scelta della più verosimile.

A seguito di delazione giunta al comando informativo di Biella, si inviarono urgentemente in Località Vanei, appena sopra l’abitato di Pollone, militi della Guardia Nazionale Repubblicana e squadristi della Brigata Nera (ansiosi di vendicare la barbara uccisione della Bellini).

Dal racconto di uno degli Ufficiali fascisti:
“Iniziammo una manovra per circondarli, ma qualcuno di loro se ne accorse e diede l’allarme.
Non ci fu combattimento.
Quasi tutti, favoriti dal buio della notte, riuscirono a mettersi in salvo.
Solo due partigiani si difesero, scaricandoci i mitra addosso : erano i fratelli Biscotti.
Bisogna dire che si batterono bene e, specie il più anziano, Vincenzo, morì da eroe. Antonio, infatti, cadde per primo.
Vincenzo, che si stava ritirando verso il bosco, tornò allora sui suoi passi per soccorrere il fratello.
Camminava e sparava allo scoperto.
Una pallottola lo fulminò.
Degli altri non ne catturammo nessuno.
Ma sapemmo poi che i comunisti li braccarono e li assassinarono ad uno ad uno.
Due li abbiamo identificati : Mario Calligaris (detto Trossi), e Pietro Ottino.
Degli altri non si sa nemmeno dove siano sepolti.

 

Seconda versione. il resoconto di Anello Poma, commissario politico della Garibaldi :

“Un attacco improvviso sorprese “Mitra” (Vincenzo Biscotti) e i suoi uomini.
Non sarebbe stato loro impossibile ritirarsi, come in effetti fecero i più. “Mitra” si difese sparando allo scoperto come usava fare per intimidire gli avversari.
Ma il ferimento del fratello che era con lui lo fece tardare troppo di fronte ad una forza soverchiante; nel breve combattimento solo i due Biscotti furono uccisi, circa 15 partigiani furono catturati, il resto riuscì a mettersi in salvo.
Pochi giorni dopo il Comando raggruppamento biellese riusciva a concludere un accordo di scambio e otteneva dai fascisti la liberazione dei prigionieri.”

Terza versione di Cino Moscatelli, comandante delle Brigate Garibaldi.

“La 2°Brigata attraversa momenti difficili non soltanto a causa del vasto e persistente rastrellamento, ma anche in conseguenza di equivoche manovre di divisione e di provocazione da parte di loschi individui.
Vittima di queste manovre disgregatrici fu il vicecomandante della brigata, Vincenzo Biscotti, giovane coraggioso ma ambizioso e insofferente della disciplina, tanto da non tollerare che vi fosse alcun altro al di sopra di lui.
Malgrado i tentativi fatti dal comando zona per metterlo in guardia dai provocatori e aprirgli gli occhi, Biscotti non ascolta ragioni e, portando a se ventidue uomini, costituisce una formazione indipendente.
Si attesta su posizioni sfavorevoli nei pressi di Pollone dove viene attaccato dai fascisti; si difende coraggiosamente e cade con gran parte dei suoi uomini in combattimento; gli altri, fatti prigionieri, sono fucilati dai fascisti.
Nessuno degli uomini che avevano seguito “Mitra” nella sua tragica avventura riesce a salvarsi.”

Un’ultima versione, diffusa per motivi sentimentali tra i partigiani reduci, fu che i Biscotti, pur di non cadere nelle mani del nemico, abbiano scelto di suicidarsi.

Ognuno interpreterà le varie versioni in base alle proprie convinzioni, anche se a me pare molto verosimile che, dovendo eliminare l’intero nucleo dei partigiani dissidenti, il comando garibaldino decise di far ricadere la colpa della loro sparizione interamente sulle formazioni fasciste.

Oggi mi sono recato al Vanei, sopra l’abitato del Chiavolino a Pollone.
Le baite sono sparse a breve distanza su di un prato scoperto.
Appena sotto la strada si divide, un tratto svolta a sinistra mentre la principale prosegue in salita.
I repubblicani molto verosimilmente si sono divisi sulle due strade per provvedere all’accerchiamento.
Mi immagino il Biscotti correre sul prato sparando col mitra per soccorrere il fratello rimasto ferito.
I due corpi vennero portati in paese adagiati su due scale a pioli a mo di barella…….vennero posati a terra sul sagrato della chiesa parrocchiale ……….e la madre, un’esile donna di piccola statura, accorse a piangere entrambi i suoi figli.
Non ho potuto col pensiero non accostare la sua sofferenza a quella di padre e mamma Bellini, che avevano seguito poco prima il feretro della loro figlia sedicenne.

Oggi, scendendo da Vanei, sono passato accanto alla casa di un amico. Lui era all’esterno, intento ai lavori del giardino.
Visto che dista solo pochi metri dalla località, gli ho chiesto se conoscesse qualche particolare sulla vicenda.
Non ne aveva mai sentito parlare………..
E’ proprio per questo che ne scrivo.