I partigiani australiani

La lettura del libro scritto da un veterano australiano che aveva combattuto nel biellese, ci permette di osservare dall’interno le formazioni partigiane operanti nella zona, indagate finalmente con un occhio imparziale.

Questi australiani, fuggiti dai campi di internamento dopo l’8 settembre, cercarono rifugio nelle formazioni partigiane e spesso operarono con loro fino alla fine delle ostilità.

Ecco un estratto del libro :

“Era chiaro che l’ufficiale italiano, un soldato di professione con una fila di medaglie sul petto, era un galantuomo………mentre il leader dei partigiani comunisti, che chiamammo Stalin…….non aveva nessuna intenzione di lasciargli il comando. …….
Le cose avvennero molto in fretta.
Il giorno dopo Stalin ordinò all’ufficiale di scendere dalla montagna con alcuni partigiani, chiaramente non comunisti, in una vettura che avevano sequestrato.
Il gruppo dell’ufficiale non tornò più.
Si mormorò che gli spari che avevamo udito nella notte indicassero l’eliminazione di quel gruppo.
Divenne sempre più evidente che il segno distintivo del comando di Stalin era la capacità di far fuori la gente.
In seguito lo vedemmo far saltare le cervella di un giovane fascista che il gruppo aveva catturato, mentre questi si piegava per calzare gli stivali”.

L’ufficiale italiano era il Colonnello Cattaneo ed il partigiano biellese Stalin, Annibale Caneparo nome di battaglia “Renati”, commissario del distaccamento “Caralli”.

http://lagranderupe.altervista.org/sordevolo-4-partigiani-uccisi/

Sempre dal libro di Lynette Oates e Ian Sproule “PARTIGIANI AUSTRALIANI NEL BIELLESE” editato nel 2017 da Baima & Ronchetti.

Dopo essere stati qualche mese con i partigiani, accadde un incidente che ci lasciò un sapore sgradevole in bocca.

Un giorno i partigiani catturarono una spia in casa sua, lo trascinarono in mezzo a noi e organizzarono un processo sommario.

Ci disgustò prendervi parte perchè, sebbene la spia fosse colpevole come il demonio, il “processo” fu accompagnato da percosse e strappi di capelli.

Questa non era vera “giustizia”, ma lo dichiararono colpevole e “Stalin” (il comandante partigiano Annibale Caneparo, nome di battaglia”Renati”, commissario Politico garibaldino distaccamento “Caralli”) stabilì :

“Morirai domani mattina e gli australiani saranno il plotone d’esecuzione”.

Gli lasciarono scrivere una lettera d’addio alla moglie.
Quando decifrarono un messaggio che diceva “vendicami”, graffiato sul fondo del foglio, lo gettarono nel fuoco.

Il giorno dopo, mentre era pronto per l’esecuzione, tentò di scappare.

Uno di noi ebbe il coraggio di sparargli, mormorando :

“Qualcuno deve farlo”.

Lo sfortunato cadde in un dirupo, ma i suoi giudici si precipitarono dov’era caduto e lo colpirono a morte.

La considerai una grazia dal Cielo, perchè ci fu evitato di essere il plotone d’esecuzione, ma ancora una volta pensai :

“Se questo è il comunismo, tenetevelo pure!”