GORIZIA – 1° BATTAGLIONE VOLONTARI BERSAGLIERI

La scorsa settimana mi sono recato a Gorizia a visitare il sacrario del I° Battaglione Volontari Bersaglieri, un reparto di giovani reclute che si immolarono stoicamente per difendere i nostri confini delle armate slave del comandante Tito, al termine del secondo conflitto mondiale.
Una rapida occhiata all’elenco dei caduti basta a comprendere quanto questa lotta sia stata impari e disperata.
Molti sono i caduti ma più di 50 bersaglieri risultano tuttora dispersi, occultati in una fossa ignota dai loro carnefici, e proprio l’identificazione di questo luogo è stato uno degli scopi del mio viaggio.
Giunti nel sacrario un anziano ci si è avvicinato timidamente.
Portava una minuscola piantina di fiori e, intesi i nostri discorsi, ha cominciato a raccontare la storia dello zio, uno dei caduti appartenenti al reparto.
Conoscevamo le circostanze della sua morte e subito la conversazione si è fatta confidenziale, i ricordi storici condivisi, la commozione comune.
Anche lui era stato esule a 10 anni, costretto a fuggire con tutta la sua famiglia da quella terra che ormai apparteneva al nemico, ad una etnia avversa che gli eventi bellici avevano reso feroce e spietata.
Ad un tratto l’anziano estrae un moderno cellulare, ci chiede scusa se non lo sa usare correttamente, armeggia qualche minuto impacciato e poi dal telefono si fanno sentire le inconfondibili note di una tromba che suona il silenzio militare.
Gli restiamo accanto irrigiditi, per lui e per noi quel momento ha un significato speciale, una commozione felpata nel ricordo di quelle giovani vite sacrificate in quella disperata difesa.
Più che un saluto militare una carezza sul volto di quei ragazzi, un’esperienza toccante che mi ha accompagnato per tutto il restante mio viaggio.