Gerolamo Pasqua di Bisceglie, il torturatore che probabilmente non fu.

Oggi, nonostante le montagne svettassero al sole, ho passato l’intera giornata sepolto tra le carte dell’Archivio di Stato cittadino.
Ho cominciato a sfogliare i poderosi faldoni dei processi della Corte d’Assise straordinaria istituita a pochi giorni dalla “liberazione” e che processò una gran parte degli aderenti al fascismo repubblicano.
Una lettura avvincente, mai affrontata con profondità e con la dovuta imparzialità.
Vi si leggono condanne a svariati anni di reclusione per la sola colpa dell’iscrizione al Fascio repubblicano……..
Si leggono storie di famiglie divise su fronti opposti, i cui componenti partigiani hanno scritto memorie che ben si guardano dal raccontare i particolari ingloriosi che emergono dagli atti processuali.
Si raccontano storie di donne umiliate e derise, depredate dei loro averi, radiate dalla loro professione.
Il primo fascicolo si apre con Gerolamo Pasqua di Bisceglie, nato a Trani l’11 luglio 1921, residente a Biella via Umberto 86, operaio, spacciato per SS italiana ma in realtà un semplice agente infiltrato.
Venne processato rapidissimamente.
Fu accusato di aver fucilato tre partigiani per rappresaglia nel febbraio 1945 a Vercelli……..e di averne malmenati altri tre in carcere.
Il testimone giurato di tali misfatti fu Felice Medici, futuro titolare di una famosa agenzia di pratiche d’auto in Biella, che durante la resistenza aveva comandato il servizio informazione della 50°Brigata partigiana Garibaldi.
Pasqua venne pertanto condannato a morte il 19 giugno 1945, e dopo un inutile ricorso al Tribunale di Milano, venne fucilato il 27 ottobre presso il cimitero cittadino.