Oggi, come spesso accade, all’interno dei fascicoli di archivio di Stato si alternavano incessantemente omicidi, ritrovamenti di cadaveri, fucilazioni perpetrate a guerra finita su ex fascisti o presunti tali finiti nelle mani dei partigiani.
Mi sono sorpreso a riflettere su come fosse possibile che su migliaia di testi relativi alla resistenza nessuno dei pur attenti autori biellesi avesse trattato queste centinaia di documenti reperibili con estrema facilità.
I faldoni risultano spesso intonsi, le antiche graffature inviolate, e quindi nessuno si è premurato di dar loro lettura da più di 70 anni.
Costoro hanno semplicemente scelto di voltare pagina.
Comprensibilmente perché nessuno avrebbe editato i loro scritti, nessun quotidiano avrebbe pubblicato le loro ricerche, nessuna associazione avrebbe ospitato le loro conferenze, relegandoli all’anonimato ed all’ininfluenza.
La cultura si alimenta da se, nei suoi circoli ristretti, nelle sue cortigianerie interessate e asfissianti, compiacendo ad una narrazione già scritta e dalla quale non è opportuno derogare.
Ho scelto da anni di leggere tutte le pagine.
Ad alcuni potrà sembrare sgradevole perché intacca la loro visione idilliaca delle cose, ma ho contratto un debito con queste vittime dimenticate.
Nella seconda foto una busta di corpi di reato reperiti sui cadaveri di alcuni di questi uomini nel tentativo di consentirne l’identificazione.
Finalmente.