Un documento personale di un IMI (Internato Militare Italiano).
I nostri soldati, in conseguenza dell’armistizio dell’8 settembre 1943, furono considerati traditori dalle truppe ex alleate tedesche e conseguentemente internati in appositi campi di concentramento in Germania.
A costoro venivano prospettate tre alternative :
arruolarsi nelle rinate forze armate italiane della Repubblica Sociale Italiana e continuare a combattere in Italia (o spesso, una volta raggiunta la Patria, disertare e darsi alla macchia o arruolarsi nelle nascenti formazioni partigiane);
aderire al lavoro in Germania presso le fabbriche di produzione bellica o nelle campagne (ricevendo uno stipendio paragonabile a quello dei lavoratori tedeschi ma rischiando spesso la vita sotto gli incessanti e devastanti bombardamenti alleati);
restare nel lager quale semplice prigioniero (ricevendo però spesso un’alimentazione ridotta e un trattamento detentivo più duro).
I nostri soldati si divisero equamente nelle tre categorie secondo le proprie sensibilità ed ognuna di queste scelte deve essere considerata comprensibile e rispettabile.
Godettero comunque di una qualifica che li differenziava da quella del semplice prigioniero di guerra, riservata ai combattenti delle altre nazioni.