SUL FOTOGRAFO FRANCO BOGGE

Al piano terreno della casa, dove c’era anche la cucina e il divano su cui dormiva, dominavano ovunque migliaia e migliaia di lastre fotografiche, accumulate inizialmente in due vecchi buffet, poi sulle sedie, sotto le sedie, nel corridoio e infine in due vecchie valige disposte sulle scale al piano superiore. È vedovo da qualche mese. Maria Angiola, l’unica figlia tante volte ritratta sui sentieri dei monti d’Oropa, è morta da anni. Franco Bogge è ormai solo. Si è rifugiato nel suo caotico ritiro di Occhieppo e lo attende una vecchiaia solitaria. Delle sue lastre non rimarrà traccia, infrante nello sgombero post mortem, come spesso accade, o già prima sbiadite dalla polvere e dall’incuria.

In una giornata uggiosa ho riletto le note biografiche su Franco Bogge, il fotografo di Oropa. Del fotografo Franco Bogge (1875-1956), oltre alle splendide fotografie che spesso illustrano le più famose pubblicazioni su Oropa, mi ha colpito il suo rapporto con la figlia, spesso con lui nelle gite montane e di fronte al negozio del santuario. Maria Angiola si ammala e muore nel 1931, ed il Bogge, già vedovo e anziano, abbandona mestamente il santuario e si ritira nella sua casa di Occhieppo. Li, attorniato da migliaia di lastre fotografiche e dai ricordi di una vita, muore dopo più di vent’anni e i suoi impareggiabili negativi vengono distrutti e dispersi.