LA MORTE DI PIERINO DELPIANO

Sto iniziando a leggere questo volumetto, recentemente editato a Torino in occasione della ricorrenza centenaria dei primi moti fascisti della città, e già ad una prima lettura devo constatare come la semplice rilettura dei fatti possa essere orientata verso una interpretazione di parte e non obiettiva della realtà.
Andiamo all’episodio della morte del giovane studente di origine biellese Pierino Delpiano ucciso la mattina del 3 dicembre 1919 a latere di una manifestazione socialista :
“All’improvviso le parole degli oratori sono interrotte da grida e spari. La folla pensa che i colpi di rivoltella provengano da alcuni ufficiali, che fuggono inseguiti. Uno di loro si rifugia nell’Istituto Sommeller, in Corso Oporto. L’edificio viene preso d’assalto, ciottoli lanciati contro le finestre, porte divelte, ma anche colpi d’arma da fuoco. Uno studente, Piero Delpiano, viene ferito e muore dopo poche ore. Diverse le versioni dell’accaduto; è certo, però, che nel volgere di pochi giorni Delpiano viene trasformato in un martire nazionalista, pur avendo la tessera del Partito Popolare.”
I fatti furono differenti :
Alcuni facinorosi antimilitaristi inseguirono un gruppo di ufficiali del Regio Esercito che si erano trovati casualmente a passare nei pressi della manifestazione socialista.
Questi soldati trovarono rifugio nell’Istituto Sommeller e gruppi di studenti si frapposero all’ingresso per difendere i militari ed impedire ai manifestanti di penetrare all’interno.
Pierino Delpiano fu colpito sul portone da un manifestante armato di rivoltella che fu subito protetto dagli altri rivoltosi e che riuscì ad evitare l’identificazione.
E’ chiaro che Pierino Delpiano non poteva essere fascista, poiché il fascismo quasi non esisteva ancora, ma il suo gesto rispondeva totalmente all’afflato nazionalista e reazionario che avrebbe spinto migliaia di italiani ad abbracciare, nei mesi seguenti, la nascente ideologia.
Tra i compagni di Delpiano spicca un giovane oratore che avrebbe ricordato con parole di fuoco il sacrificio del giovane studente……il futuro Presidente del Consiglio Giuseppe Pella.
Nel dopo guerra a Torino, a Biella e in altre città le intitolazioni di vie, i monumenti, persino la tomba del Martire biellese, furono eliminati poiché venne attribuito alla sua figura un rimando ideologico al fascismo.
Io sostengo che questo effettivamente ci fu, nella maniera più pura ed estranea alla semplice tessera di partito.
Nel biellese, a Zumaglia, una via superstite, ancora lo ricorda.