Questa stampa della metà del 1600, tratta dal libro dei conti del Santuario di Oropa, ci mostra come anticamente l’immagine della madonna non fosse tinta di nero.
Si è molto dissertato sulla diffusione del culto delle madonne nere, comune a vari santuari italiani e stranieri.
Un parere definitivo però non è stato raggiunto.
Resta il fatto che da un’analisi particolareggiata della nostra statua, la si data a cavallo del XIII secolo e la si considera di produzione valdostana.
I visi e le mani della madonna e del bambino presentano, sotto la pittura nera, un precedente incarnato chiaro e le labbra carminie.
I vari restauri che si sono succeduti nel tempo, hanno ripulito le vesti ma conservato la tinta scura dei volti.
Il mio personale parere è che la statua, naturalmente annerita dal tempo e dalle affumicazioni dei ceri, poichè il culto popolare la venerava in quella condizione, sia stata poi conservata con quell’aspetto e tramandata così ai posteri.