Come una fotografia può parlare.

Biella, 21 ottobre 1944, funerale di uno squadrista della locale Brigata Nera colpito in un agguato solitario. L’atmosfera è plumbea, le autorità della RSI seguono il feretro nell’attuale Via Italia. Ufficiali della Guardia Nazionale Repubblicana, dei due reparti presenti in città, frammisti ad ufficiali e sottufficiali tedeschi della Polizia. Tedeschi e italiani sono veterani di molti fronti, come si evince dalle decorazioni e dai nastrini portati sul risvolto delle giubbe. Solo un alto ufficiale italiano indossa la divisa a collo chiuso prescritta dal nuovo regolamento. Al centro, accanto alla massima autorità cittadina, l’ufficiale comandante della Brigata Nera. In ultima fila tre soldati delle SS Italiane, reparto combattente italiano su ispirazione germanica. Due di loro indossano la mimetica esclusiva di questo reparto e questo li identifica come operativi sul territorio. Un milite, sul lato destro della strada, scruta preoccupato, col mitra al fianco, i balconi e le finestre della via. La situazione è tragicamente degenerata, questi uomini hanno ormai il solo labile controllo del centro città mentre, oltre i posti di blocco, vige il potere delle formazioni partigiane.