Sempre sul “Patto della Montagna”

Un poderoso fascicolo che scalza dalle fondamenta la favola del “PATTO DELLA MONTAGNA”, la celebrazione cioè di quell’accordo, stipulato ad un solo mese dalla fine delle ostilità fra industriali tessili e partigiani biellesi, per garantire la produzione industriale camuffandola con l’ottenimento di alcune tenui rivendicazioni sindacali.

Ebbene il fascicolo emerso recentemente dagli archivi, tratta dell’accusa di collaborazionismo coi tedeschi di un faccendiere milanese, tale Gianni Popovici, e di altri personaggi biellesi dediti al commercio di tessuti al mercato nero, da loro prudenzialmente sempre definito “mercato libero”.

Popovici produce varie memorie difensive nelle quali con abilità difende la sua attività commerciale.

Ammette si il commercio di partite di tessuti con il Comando Germanico di Milano, ma sostiene che gli fosse stato comunicato che detto materiale era destinato agli ex prigionieri italiani adibiti al lavoro volontario in Alto Adige.

Nel dubbio prende però contatto con i massimi gradi del Comando Partigiano della Brigata Garibaldi operante a Valle Mosso, nella persona di Felice Medici “Mario” ed Ezio Peraldo “Alba” della Polizia Partigiana e Silvio Ortona “Lungo” Comandante della 2° Brigata Garibaldi e massimo responsabile dell’eccidio dell’Ospedale Psichiatrico di Vercelli, e si accorda con loro che accettano di buon grado di consentire il commercio.

Al processo del dopo guerra i due comandanti della Polizia Partigiana, verranno a testimoniare a favore del Popovici, a dire che il patto non prevedeva contropartita, salvo un’auspicata fornitura di informazioni, ma risulta evidente che l’accordo doveva essere basato per mezzo di “tangenti” alla formazione partigiana, che non solo chiudeva un occhio sul commercio ma anzi ne garantiva la sicurezza ed il trasporto.

Prova ne sia che gli esponenti del Comitato Nazionale di Liberazione di Biella si dichiararono all’oscuro di tutto e presentarono denuncia al Commissariato di P.S.

Ma ne parleremo ancora diffusamente in seguito.