“Pollone prés Biella”

Leggo oggi, in una giornata primaverile di pioggia battente, dell’esilio del primo ministro liberale francese Emile Ollivier a Pollone.

Ollivier, alla vigilia della guerra del 1870 con la Prussia, vede cadere il proprio governo rovesciato dalla sinistra e dalla destra bonapartista. Si reca allora in Italia nella speranza di trovarvi soccorso, ma il governo italiano e il ministro Quintino Sella rifiutano un impegno economico al fianco dei vicini francesi.

Gli offre allora ospitalità il deputato Cesare Valerio, la cui famiglia possedeva una dimora di vacanza sopra all’abitato di Pollone.

Comincia nel 1870 un dorato esilio del ministro francese nel paese pedemontano.

Nelle “Lettres d’exil” abbiamo il resoconto di questo suo soggiorno, del fascino che i luoghi e l’ambiente seppero suscitare sullo statista francese e del suo crescente sentimento di affetto verso quella terra d’adozione.

“Le nostre giornate si svolgono con una regolarità imperturbabile. La mattina, leggo una pagina dell’Imitazione mentre aspetto le lettere e i giornali. Sbrigate le risposte, il lavoro comincia. A mezzogiorno e mezzo lo interrompiamo, e dopo colazione per poco che il tempo sia sopportabile, andiamo per un paio d’ore a scorrazzare per le colline. Al ritorno io mi vado a sedere accanto a un povero sapiente, inchiodato da anni sopra una poltrona, un uomo di spirito elevatissimo (Lorenzo Billotti), e passo un’ora a distrarlo. Con tutto questo si fanno le quattro e mezzo. Allora ci ritiriamo e io lavoro con veemenza fino alle otto di sera : è l’ora feconda. Ci interrompiamo alle otto per una merenda. Dopo breve riposo, cominciamo la lettura fino all’ora di coricarsi.”

“…..sebbene la solitudine sia completa, claustrale, c’è del vantaggio per me in questa forte disciplina prolungata per qualche tempo : accumulo e mi rinnovo. Ne uscirò uomo temprato a nuovo e sicuro di sé, e altrettanto pronto ad essere felice nell’oscurità che imperturbabile nella lotta se il timone per avventura tornasse nelle mie mani…..”

“…..e le nostre giornate scorrono a questo modo tanto rapidamente che io sono tentato di trattare il tempo come un ladro che rubi degli oggetti preziosi. Questa vita è quella che ho sempre sognato. Così com’è mi incanta, mi compenetra di pace, di soddisfazione tranquilla, al punto che sono fertile in espedienti per prolungarla. Già sono deciso a non interromperla avanti la fine del prossimo autunno : e chi sa se quando ci sarò arrivato non la prolungherò ancora…..”

“…..da tre anni ci vivo, in calma, in raccoglimento, senza sentir nulla altrimenti che da lontano, senza altro vedere che queste praterie, queste montagne, questa vallata larga e armoniosa, questi nobili castagneti…….e il mio cuore lascia avvinta a queste erbe, a questi prati, ai loro contorni, ai loro rami una parte di me stesso……”

“Ho imparato molte cose, durante i miei anni di reclusione, ma la scienza che si è più accresciuta in me, è quella della vita semplice e ritirata.

Gli uomini che si agitano con tanto furore non sanno quanto vi sia di delizia, e di varietà anche, in una esistenza oscura e nascosta, condivisa con un essere intelligente e amato.

Penso con più compassione che invidia ai miei successori presenti o futuri, e, senza voler sottrarmi ad alcun dovere, spero però poter trasportare altrove e continuarvi la vita che ho goduto qui così pienamente. ”

In questa giornata di pioggia, guardo la montagna uggiosa dalla mia casa di Pollone, ………e mi sento molto vicino al pensiero espresso da Ollivier in quel lontano 1873.