PIERO URATI E IL COMANDANTE UMBERTO BARDELLI

Un caro amico oggi mi sporge un libro.

Si tratta della nota autobiografia di Piero Urati, il comandante partigiano canavesano, famoso per aver perpetrato l’agguato di Ozegna, nel quale la banda di Urati finse di intavolare una trattativa con un reparto di marò del “Barbarigo” della X° MAS, salvo poi sopraffarli e trucidarli con le armi.

Nello scontro cadde per primo il capitano di corvetta Umberto Bardelli, pluridecorato ufficiale sommergibilista di molte epiche missioni, e con lui ben 12 giovani marò, illusi fino a quel punto che la guerra fra italiani non fosse accettabile ma che fosse possibile un’intesa fra uomini d’onore.

Risultò particolarmente spregevole lo stato in cui vennero ritrovati i cadaveri, lordati di letame e spogliati persino dei denti d’oro.

Ho letto quindi avidamente la versione di Urati con cui cerca di edulcorare lo svolgersi dei fatti e le lettere e i proclami con cui già nell’immediatezza cercò di giustificarsi.

Ma da subito sono state alcune fotografie che hanno attirato la mia attenzione.

Pietro Urati, nome di battaglia “Piero Piero”, si fa fotografare per Torino nei giorni della liberazione.

Sfoggia al polso un grosso orologio militare, di quegli orologi divenuti ricercatissimi dagli odierni collezionisti, ma già allora talmente rari che gli stessi angloamericani ne andavano a caccia avidamente.

Il RADIOMIR PANERAI in dotazione ai nostri nuotatori “GAMMA” della X° MAS nella Repubblica Sociale Italiana.

Non è sicuro, ma è estremamente probabile vista la rarità, che l’orologio fosse al polso del povero comandante Bardelli e che proprio questo, oltre ai denti d’oro, fosse l’ostentato bottino del sanguinario ed infingardo comandante partigiano “Piero Piero”.