In morte di Giuseppe Mantello

Oggi ho letto che è morto Giuseppe Mantello.

Aveva 86 anni ma fino a pochi anni fa era una presenza costante , con le sue pecore, dietro al Colle della Mologna Grande, nel Vallone di Niel.

Passavo spesso da quelle parti e lo incontravo ogni volta, avido di conversazione.

Ci sedevamo su un masso e mi chiedeva delle gite, di chi avevo incontrato, delle previsioni metereologiche, di Sandro, l’amico gestore del Rifugio Rivetti.

Sandro gli recapitava la corrispondenza, nascondendola in un anfratto di un cumulo di pietre, appena sotto il Colle della Mologna .

Era un uomo solitario ma interessato a tutto ciò che lo circondava.

Viveva semplicemente con le sue pecore, in perfetta simbiosi con la natura.

Lo ricordo, nel corso di una settimana particolarmente piovosa, dormire all’Alpe Lavazey, totalmente diruta, in un piccolo anfratto dal quale sporgevano i piedi, incurantemente esposti alle intemperie.

Ma l’immagine più romantica che ho di lui è stampata nei miei ricordi.

Un giorno, di ritorno dal lungo anello del Bangher, avevo deciso di fermarmi al solitario laghetto di Zukie, a 2314 metri di quota, per un bagno rinfrescante.

Giuseppe era la nonostante i suoi 80 anni, a torso nudo, si lavava in solitudine davanti a quella conca di aspre montagne.

Ricordo che non ho osato disturbarlo, tanto quello spettacolo era intimo e totale.

Sono sicuro che Giuseppe Mantello sia tornato la, tra quelle rupi solitarie, con le sue pecore, i suoi muli, i suoi cani.

Quando passerò di li, un pensiero non mancherà.