MA I PARTIGIANI TORTURAVANO I PROPRI PRIGIONIERI ?

La domanda sorge spontanea dopo una lunga indagine su vari episodi avvenuti in Valsesia nell’estate del 1944.
Il 21 giugno 1944 una banda partigiana assalta la caserma dei Carabinieri di Fara Novarese.
Li agevola il tradimento dell’intero presidio composto da una decina di carabinieri e da due marescialli.
Il solo giovane Tenente Ruggero Ravaglioli oppone resistenza ma viene convinto alla resa dal suo maresciallo traditore.
L’intera Valsesia cade sotto il controllo dei partigiani.
Pochi giorni dopo però le forze fasciste decidono di passare all’azione per riconquistare la Valle.
Giungono a Fara e fucilano i presunti responsabili dell’attacco.
Poi risalgono la Valsesia e le forze partigiane si ritirano, quasi senza combattere.
Viene liberata Borgosesia, due giorni dopo Varallo, ed il povero Tenente Ravaglioli, prigioniero in quella città, viene sbrigativamente eliminato in una località limitrofa.
I fascisti giungono fino ad Alagna, da dove non si può più scappare perché di fronte ci sono le incombenti pareti del Monte Rosa.
Qui si inserisce il processo a 5 donne di Alagna, accusate di aver rivelato l’identità di 15 partigiani, tra cui ben 8 dei carabinieri traditori di Fara, che furono poi fucilati di fronte al cimitero.
Le principali accusate sono la telefonista del paese, la maestra, la governante del Podestà Guglielmina.
Il processo è articolato, con varie testimonianze di accusa e difesa.
Guglielmina confessa, sottoscrive una dichiarazione nella quale attesta “di non aver subito maltrattamenti di sorta da parte di coloro che l’avevano interrogato”, e subito dopo viene giustiziato senza processo.
La telefonista inizialmente confessa ma poi però denuncia di essere stata indotta alle ammissioni da torture e percosse, ripetute nel corso di svariati interrogatori.
Così dichiara la maestra, donna stimata ed apprezzata dall’intera comunità di Alagna e Riva Valdobbia :
“Condotta al Campo di Concentramento di Alagna, sono stata sottoposta a maltrattamenti di ogni genere perché confessassi cose che non avevo mai commesso……..
Da Alagna, il 3 giugno, condotta alla Questura di Novara, sono stata costretta con la violenza a sottoscrivere dichiarazioni non rispondenti a verità…..”