L’omicidio di Barberis Pierino al Vandorno

Ormai il mio lavoro si sta strutturando, i vari fascicoli si ordinano e si integrano reciprocamente e le informazioni sempre più complete, consentono ricostruzioni storiche veloci ed esaustive.
E’ il caso dei faldoni relativi all’omicidio di Barberis Pierino avvenuto al Vandorno di Biella il 7 aprile 1944.
Il Barberis, classe 1904, era un vecchio squadrista della Marcia su Roma, membro della squadra Mussolini comandata dal camandonese Cesare Mino.
Successivamente aveva fatto parte della Milizia, militando nella 128° Legione, e con l’avvento della Repubblica Sociale aveva aderito alla Guardia Nazionale Repubblicana.
Gli stessi carabinieri che nel dopo guerra svolgono nuove indagini sull’omicidio, accertano però che non risultano a suo carico “atti di faziosità o di violenza ai danni della popolazione”.
La famiglia Barberis gestisce un’osteria, all’angolo della via del Cimitero del Vandorno, e Pierino, nelle ore di riposo, occupa una stanza al primo piano.
Alle 7,30 della mattina entrano nel locale due individui che chiedono un vermouth.
La sorella di Pierino, Giovanna, riconosce in uno dei due un certo Leviselli nativo del quartiere e serve inconsapevole da bere ai due uomini, ma il compaesano chiede subito del fratello, vuole sapere se è in casa, se detiene armi da fuoco, e con questa scusa si fanno accompagnare al piano superiore, dove nel frattempo il Barberis si è svegliato.
I due si conoscono, si danno del tu, e Pierino accompagna gli intrusi nella sua stanza, apre il cassetto del comodino per dimostrare l’assoluta mancanza di armi da fuoco e proprio in quel momento viene investito da una sequenza di colpi che lo freddano all’istante.
I due si precipitano di sotto, dove attendeva un complice e si danno alla fuga nei campi.
I carabinieri accertano le responsabilità.
Leviselli è sicuramente lo sparatore ma è rifugiato in Francia e quindi irreperibile, mentre i due complici sembrano essere per concordi testimonianze i due fratelli Biscotti, ormai deceduti nel corso della guerra civile.
Siamo nel 1957 ma i carabinieri dichiarano le reticenze della sorella e della popolazione del luogo, che stentano a collaborare allo svolgimento delle indagini.
Oggi un paio di telefonate, accertata la palazzina dell’omicidio, un salto al vicino cimitero dove è ancora presente la tomba del povero Pierino.
La tomba del Leviselli invece non si trova, sarà deceduto in esilio.
Il suo volto cancellato dalla storia e dalla giustizia.