In questi giorni mi reco spesso nei cimiteri del circondario per ricercare le tombe dei caduti della guerra civile nel biellese.
Le sepolture possono dare notizie aggiuntive sull’anagrafica e rivelare l’immagine del caduto, molte volte non conosciuta.
La visita trascina fatalmente con se un aspetto di commozione poiché quei volti corrispondono a storie drammatiche, delle quali in precedenza ho letto esaurientemente i crudi particolari.
Ieri, in un cimitero cittadino, i volti di questi uomini erano disposti separatamente.
Nel medesimo colombario a sinistra vi erano i loculi dei partigiani, riconoscibili per il nome di battaglia, talvolta per scritte inneggianti al sacrificio per la liberta, a destra i caduti repubblicani, difficili da identificare senza l’anagrafica, distinguibili solo per la data di morte e la giovane età.
Volti di ragazzi, poco più che ventenni, divisi in una guerra fratricida dai caratteri spietati, tanto da dividerli anche dopo la morte, anche a distanza di anni.
Volti invece a parer mio disperatamente simili, travolti da una tragedia che non abbiamo ancora imparato tristemente a comprendere.