La povera Aurora

“Sono la madre di Rosso Aurora.
Ho riconosciuto mia figlia dai vestiti e da un medaglione.
Il giorno 10.6.1944 verso le ore 10,30, vennero due individui in casa mia, armati con la rivoltella.
Domandarono alla mia figlia notizie del fidanzato, Mercandino Giuseppe, che è alle armi, a Sondrio.
Poi le dissero che doveva andare con loro.
Io non volevo, come pure mia figlia.
Ma nonostante le nostre proteste, mia figlia dovette partire con i due giovani, e sono stata otto giorni senza notizie.
Soltanto a mezzo di mia sorella Filomena, che sta a Vigliano Biellese, ho saputo il fatto.
Fu mia sorella a riconoscere per prima mia figlia.
Non ha lasciato scritti.
Noi due non avevamo preferenze politiche e non abbiamo mai favorito e danneggiato repubblicani o ribelli”.

 

“Sono la madre di Mercandino Giuseppe di Giorgio, fidanzato della Rosso Aurora.
Mio figlio è a Sondrio militare.
La madre della Rosso Aurora si trova momentaneamente a Tollegno, perché emozionata per l’accaduto.
Dalla madre seppi che la sera del 10.6.1944 alcuni individui si fecero aprire la porta, e pretesero la partenza dell’Aurora con loro, con promessa di restituirla a casa, al giorno dopo.
Erano tutti a piedi.
La Aurora paventò gravi fatti alla persona, ma dovette, se pure contro voglia, partire.
Non so se furono i ribelli a prelevare l’Aurora, era una ragazza sana, lavorava da Agostinetti e Ferrua”.