LA MADONNA ABBANDONATA

Esiste una cappella in un paese pedemontano del biellese, che già una ventina di anni fa aveva suscitato la mia curiosità.
Al fondo di un viottolo isolato, lontana dalle abitazioni e dalle vie trafficate, sorge la piccola costruzione che incredibilmente conserva al suo interno una madonna lignea secentesca ritraente la Madonna di Oropa.
La statua, dalle piacevoli caratteristiche arcaiche, conserva ancora gran parte della policromia originale e mostra chiaramente come nelle rappresentazioni più antiche, il viso della madonna e del bimbo non fossero neri ma di un normale roseo incarnato.
Il tutto è incredibilmente ben conservato considerando l’esposizione al tempo ed alle intemperie che il manufatto ha dovuto subire.
Ricordo che già una ventina di anni fa mi ero stupito di come la madonna fosse sfuggita alle mire dei malintenzionati che compiono sfrontatamente centinaia di furti sacrileghi nelle nostre chiese.
Eppure l’immagine ha resistito, protetta da un semplice cancelletto di ferro, che anche un maldestro ladruncolo saprebbe forzare.
Credo però che sia giunto il tempo di proteggere più efficacemente o forse trasferire in un luogo più consono l’antica effige mariana.
Non possiamo dimenticare un Rolex sul davanzale della finestra e poi strapparci le vesti per un furto più che annunciato.
A chi di dovere trovare una soluzione.
Nello stesso Santuario d’Oropa, immagini così antiche, non sono certo comuni.

 

In calce all’articolo di ieri che parlava di una statua lignea secentesca dimenticata in una isolata ed incustodita cappella di campagna, è comparso il seguente commento :
“Bellissima Andrea!! Ma credo che aver posto le foto su internet non sia stata una bella idea!!
C e il rischio che un maggior numero di persone vengano a conoscenza dell opera..”
Non gliene voglio all’amica autrice del commento, che quantomeno ha avuto la sincerità di scrivere quanto molti avranno pensato in cuor loro, ma voglio prendere spunto da questa affermazione per spiegare una volta per tutte quale è il mio pensiero a riguardo.
Già in altre occasioni mi è capitato di essere redarguito perché parlavo di un furto sacrilego, di una chiesa incustodita, di un tetto pericolante, dell’incuria delle istituzioni nei riguardi del nostro patrimonio storico e artistico.
Ebbene, non mi stancherò mai di farlo.
L’unico modo di proteggere la nostra storia, le nostre opere d’arte, le vestigia che caratterizzano il nostro territorio, è di parlarne il più possibile, di mostrarle prima che sia troppo tardi, prima che vengano perse nell’indifferenza e nell’inconsapevolezza.
I ladri non hanno certo bisogno delle mie considerazioni per riconoscere un manufatto di pregio, ma le istituzioni si.
Quello che ci è stato tramandato nei secoli chiede prepotentemente di essere salvato, conservato correttamente, affinché anche i nostri discendenti possano goderne.
Non è con gli atteggiamenti oscurantisti che possiamo tramandare la memoria del nostro passato.
Caratteristiche che ci hanno sempre distinto e generato il gusto estetico che fu e sarà sempre tipicamente italiano.