In morte di un partigiano.

Oggi è mancato un partigiano di 97 anni.
Era stato un importante capo partigiano, uno dei più celebrati della resistenza biellese, e davvero non pensavo che fosse ancora in vita.
La foto che pubblico, e che censuro nel volto per il rispetto che si deve comunque di fronte alla morte, lo ritrae allo stadio La Marmora, il 1 maggio 1945, nel corso del comizio per festeggiare l’avvenuta liberazione della città.
Al cinturone esibisce un’ingombrante pistola Luger tedesca che probabilmente il giorno appresso gli servirà per compiere una delle stragi più efferate del dopo guerra in terra biellese………
la strage di Graglia………
nella quale trovarono la morte 28 ufficiali del 2° Raggruppamento Arditi Ufficiali che si erano arresi pochi giorni prima a Cigliano.
Con loro vennero uccise senza pietà 5 ausiliarie e due mogli che avevano voluto raggiungere i mariti nella ritirata.
Quegli uomini morirono convinti di servire un loro ideale, un loro dovere di fedeltà, un loro credo patriottico.
Ma il partigiano in questi lunghi 74 anni avrà avuto tempo di riflettere su quella strage compiuta.
Per quanto abbia potuto scacciare i demoni del rimorso, quelle vite stroncate avranno eroso col dubbio le sue radicate certezze.
La sua lunga esistenza sarà stata la pena più grave per le sue responsabilità.
Questo vale per tutte le guerre, per tutti gli eccidi, per tutti i rimorsi.
Quella pistola al suo cinturone avrà bruciato come un tizzone ardente nell’intimo dell’animo suo.