Il partigiano Ezio Maria Campasso ed il massacro di Portula.

La vicenda è nota.
Quello che viene solitamente definito come il MASSACRO DI PORTULA e che portò alla condanna definitiva all’ergastolo del capo partigiano Francesco Moranino “Gemisto”, non fu altro che l’ennesima conferma dell’attività squisitamente criminale delle formazioni partigiane comuniste del biellese, nel caso specifico anche nei confronti di altri partigiani di diverso orientamento.
In breve Moranino architettò l’agguato, portato a termine dai suoi più fidati sicari, di cinque partigiani badogliani che si erano affidati a lui per espatriare in svizzera e prendere contatto con i comandi alleati per organizzare una formazione di resistenza autonoma.
L’agguato venne condotto a poca distanza da Portula, lungo la strada che i cinque avevano appena intrapreso.
Di fronte alle armi spianate le vittime si difesero incredule :
“Siamo partigiani anche noi. Abbiamo il lasciapassare di Gemisto”.
Ma le raffiche di mitra giunsero implacabili!
Non pago Gemisto fece assassinare anche due loro mogli che erano in attesa dei mariti a Flecchia, e che passato qualche tempo, cominciavano a chiedere notizie dei loro mariti.
Mancava l’immagine del più giovane del gruppo, EZIO MARIA CAMPASSO di Buronzo.
Oggi, di ritorno da Vercelli, mi sono fermato nel piccolo cimitero.
Nella tomba di famiglia il giovane partigiano è accanto ai propri genitori, morti in anni recenti certamente con l’indimenticato rimpianto di quella giovane vita stroncata.
Come unico atto di soffocata rivolta all’inconfessabile denuncia della paternità del delitto, fecero incidere sulla lapide queste parole :
LA NOTTE BUIA TI TESE UN AGGUATO E PASSASTI, FIOR DI GIOVINEZZA ALLO SPLENDORE PREPARATO PER LE ANIME GRANDI, PERCHE’ CRISTO ERA CON TE.

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