Giuseppe Bertotto, l’industriale tessile trucidato dai partigiani

Questi era Giuseppe Bertotto, figlio di Modesto Bertotto, uno degli industriali lanieri più illustri della Vallemosso, ucciso proditoriamente alle spalle dai partigiani insieme al Segretario Comunale di Veglio Mosso.
Nel tratteggiarne un sentito ricordo, Germano Caselli, sulla Rivista Biellese del luglio/agosto 1949, usava queste parole :
“…..molte animosità devono ancora cadere, molti silenzi devono ancora rompersi perché una parola definitiva possa essere pronunciata senza che debba essere ingiusta verso chiunque; nella stessa buona memoria della vittima è insita un’istanza di giustizia che soltanto il tempo renderà possibile.”
Sembra che questo tempo non voglia mai venire e ancora oggi i suoi biechi assassini vengono osannati nelle pagine dell’ANPI come eroi della resistenza.
Bertotto ed il Segretario Benetti vennero trucidati immotivatamente per ordine dell’Onorevole Silvio Ortona “Lungo”, per lunghi anni parlamentare del Partito Comunista Italiano, esecutore materiale fu Bonino Eugenio “Picchiato”, nel dopo guerra rappresentante dell’ANPI e consigliere comunale di Tollegno, coadiuvato in concorso da Cocca Benito “Saetta”, Mancini Mario “Grillo” e Anello Poma “Italo”.
Anello Poma fu accanto a me nei banchi del Consiglio Comunale di Biella, e mai avrei pensato che si fosse macchiato di un simile delitto.
Nella foto vediamo alcuni dei colpevoli sfilare sorridenti per via Italia nei giorni della liberazione.
In prima fila al centro Anello Poma “Italo”, a destra Mancini Mario “Grillo”.
In ultima fila del primo gruppo a sinistra Bonino Eugenio “Picchiato”, colui che “fattosi precedere da entrambi, arretrato di qualche passo, li fece segno alle spalle di una raffica di colpi di mitra uccidendoli”.

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