Il carabiniere Vincenzo Boccardo, il suo atto d’amore e la sua fine dimenticata.

Una storia intricata ma apparentemente finita bene.

Un milite accusato di avere fatto arrestare un partigiano ma poi assolto perchè in più occasioni li aveva diversamente aiutati.

Un commilitone, ex partigiano, costretto a collaborare con l’Ufficio Politico del reparto fascista, ma che sotto banco informava i garibaldini delle mosse del nemico e che di li a poco sarebbe scappato e ritornato dai partigiani.

Il processo finisce bene, con l’assoluzione degli imputati…….

eppure, tra le pieghe delle testimonianze, emerge una storia crudele e straziante, destinata a non trovare giustizia.

Vincenzo Boccardo era un ex carabiniere.

Militava nel 115° Battaglione “Montebello” di stanza a Biella, nella scuola Pietro Micca.

Al contrario dei suoi due commilitoni aveva un atteggiamento integerrimo, ideologicamente schierato, ed aveva con loro partecipato all’arresto oggetto del processo.

La sua fidanzata Antonietta, venne però rapita dai partigiani e condotta a forza in montagna.

E allora Vincenzo non indugiò, si finse partigiano e si recò in alta Valsessera, presso i distaccamenti garibaldini, per rintracciare la ragazza.

Ecco la testimonianza di Piva Orazio, già partigiano col nome di battaglia “Lupo” :

“Ricordo che nel mese di agosto 1944 arrivò al mio distaccamento al Cerchio (Vallesessera), tal Boccardo Vincenzo ex carabiniere.
Il nostro distaccamento si chiamava “Caramba” poichè era formato da ex carabinieri in maggioranza.
Credevo che il Boccardo fosse stato destinato effettivo al distaccamento quale partigiano.
Ignoravo che invece egli fosse stato catturato.
Qualche giorno dopo invece arrivò l’ordine del Comando della II Brigata (dicasi Gemisto) di procedere alla fucilazione del Boccardo quale repubblicano e spia.
Posso dire che in effetti il Boccardo fu fucilato in zona Cerchio di Vallesessera e lì sepolto”.

Vincenzo Boccardo con tutta probabilità è rimasto là, accanto ai campi da sci ed alle passeggiate della ridente Oasi Zegna.

O forse le sue ossa sono quelle emerse negli scavi degli anni ’60, accanto alla zona archeologica di Rondolere.

La sua fidanzata rimase in montagna e fece, volontariamente o meno, la staffetta partigiana.

Quello che è certo è che i suoi assassini, rei confessi, restarono impuniti.

Per lui si trattò di un atto d’amore e di coraggio…….. emerso oggi per caso dalle fredde e polverose carte processuali.