Bruno Pozzato su Alfa Giubelli

Rileggendo in questi giorni gli atti del processo ad Alfa Giubelli, la bambina che 12 anni dopo si presentò al Sindaco di Crevacuore, mandante dell’omicidio della madre, e lo uccise con vari colpi di pistola, scopro una testimonianza a caldo di un personaggio biellese, Bruno Pozzato, ex partigiano “Ventura”, mancato pochi anni or sono e che avevo conosciuto per ragioni professionali.

Bruno Pozzato scrive su “Baita” in quel 1956 :

“Non è stato detto che la madre era una spia fascista, che fece imprigionare, perseguitare, ammazzare tanti antifascisti, tanti partigiani; non c’è stato detto che la nonna manganellò e distribuì olio di ricino a decine di lavoratori durante il fascismo; non c’è stato detto che anche il fratello era un brigatista nero; non ci è stato detto che lei si incontrava spesso con elementi neofascisti di Borgomanero…..”

Le accuse sono talmente assurde e sconclusionate che anche la Corte, pur in quel clima avvelenato, non volle tenerne conto e analizzò il solo dramma della bambina costretta ad assistere , per mano alla povera madre piangente, a quell’assurdo e insensato delitto.

Ma le parole di Pozzato mi hanno rivelato il vero animo rancoroso dell’uomo che avevo in parte apprezzato per i suoi scritti.

E allora mi sono ricordato di questa foto, che l’autore aveva pubblicato ripetutamente nei suoi libri.

Pozzato, nella sua scarna biografia, parla della sua adesione al movimento partigiano come reazione all’efferato eccidio di Piazza Quintino Sella nel giugno 1944.

Guardando questa fotografia però mi sorgono motivati interrogativi sulla sua precedente attività.

Pozzato veste una sahariana regolamentare dalla quale emerge una camicia troppo scura per essere grigioverde.

Porta inoltre un cinturone regolamentare con bandoliera, rarissimamente indossato dalle formazioni partigiane a cui è appeso un pugnale regolamentare della fascistissima Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale.

Ma guardando attentamente la fotografia si notano, accanto al colletto, due zone chiare dove il fotografo ha chiaramente occultato dei fregi dalla forma ovale, forse mostrine o distintivi compromettenti.

Anche Pozzato quindi aveva i suoi segreti inconfessabili!

dav