Don Ferraris e la madre del giovane squadrista Viganò.

Don Ferraris scrive nel suo libro di memorie :

“Ricordo ancora una mattina del novembre di quell’anno.
Era venuta a cercarmi una piccola donna abitante in via San Filippo il cui figlio era stato fucilato a Roccapietra (Varallo) e mi chiedeva di accompagnarla per il recupero della salma.
Il figlio era diciottenne, camicia nera in una delle Brigate della Repubblica Sociale.
Ci accordammo sul giorno e sull’ora : per le otto del mattino ci saremmo trovati a Roccapietra.
Con due orette di bicicletta mi trovai puntuale in quella mattinata umida di una nebbia leggera che non impediva però di pedalare celermente.
La piccola donna era già là, vicino al cancello del piccolo cimitero……
Era arrivata a piedi da Biella, aveva viaggiato quasi tutta la notte.”

Questa sera quella madre e quel ragazzo hanno finalmente un nome.
Il giovane milite si chiamava Viganò Edneo, e quando molti si nascondevano o cambiavano casacca lui si era arruolato nella Brigata Nera di Biella ed aveva deciso di andare a combattere.
Verso la fine di aprile 1945 si trovava col reparto nei pressi di Varallo Sesia e venne attaccato da elementi partigiani.
Catturato, riuscì a fuggire, ed ai primi di maggio si presentò al Comitato di Liberazione Nazionale di Carpignano e venne rinchiuso nelle carceri di Varallo.
Il 17 maggio fu prelevato insieme ad altri cinque prigionieri e passato per le armi sulle sponde del Sesia nei pressi di Quarona.
Ecco il suo viso bambino.